Il corriere di colore - Grosseto Trasgressiva

Il corriere di colore - Grosseto Trasgressiva

Il corriere di colore.

Carla all’improvviso urlò “Eccolo eccolo”. Dalla finestra aveva visto entrare l’autocarro sul piazzale della locanda. Fuori nevicava forte e un brivido di freddo mi attraversò quando andai ad aprire la porta per far entrare Tommy, il giovane camionista nigeriano. Quella sera era sabato e la locanda era chiusa per il fine settimana ma per Tommy c’era sempre un posto per mangiare e per dormire a maggior ragione quella sera con quella bufera di neve. Scese dal camion e corse verso di me. Lo feci entrare e richiusi la porta alle sue spalle. Il ragazzo mi abbracciò salutandomi e imprecando per quel tempo che lo aveva fatto ritardare. Lui faceva consegne per una grossa ditta di logistica. Sarebbe arrivato prima delle 21 ma erano ormai le 22. Attraversammo la sala da pranzo della locanda ed entrammo nella sala dove Carla aveva acceso il camino sin dal pomeriggio e vi era un caldo piacevolissimo. Mi feci dare da Tommy il suo logoro giubbotto di pelle e glielo appesi all’attaccapanni. Carla comparve dalla porticina che dava nelle camere da letto e corse incontro a Tommy abbracciandolo, strofinandosi oscenamente contro di lui. Indossava una semplice sottoveste trasparente attraverso la quale si intravvedeva il suo bel culo, le cosce opulente e i grandi capezzoli delle mammelle. Sotto era completamente nuda. Provai un primo brivido di eccitazione vedendo la pelle bianca di mia moglie circondata dalle lunghe braccia nere del ragazzo che mi guardò malizioso sapendo del sottile piacere che provavo in quel momento. Gli sorrisi e allora accarezzo con vigore le possenti natiche di mia moglie attirandola contro di se e facendo sentire quanto la sua eccitazione fosse già al culmine. I due si avvinghiarono l’uno all’altra, scambiarono le lingue gemendo entrambi e gocce di saliva caddero a terra sul tappeto persiano. “Ho tanta voglia mamma!” disse Tommy. Il fatto che chiamasse mia moglie “mamma” mi eccitava ulteriormente. Di fatto noi, quel ragazzo sui 22 anni lo avevamo simbolicamente adottato come un figlio da qualche anno. Lui arrivava ogni 15, 20 giorni, sempre di sabato e, inizialmente, l’affetto era prevalente sul desiderio sessuale di mia moglie che, col passare del tempo e spronata colpevolmente da me aveva coltivato e aveva acceso in lei voglie, un tempo inimmaginabili. Carla non aveva potuto avere figli e riversava un grande affetto su Tommy che poi aveva cominciato a chiamarla mamma. Carla, però, non era la mamma ma una bella donna di cinquanta anni ancora ben fatta e la presenza di quel ragazzo giovane, nero, muscoloso e, sicuramente dotato, pieno di voglia insoddisfatta, fece si che una notte fosse uscita dal nostro letto e si fosse diretta nella sua stanza. Era tornata presto e io l’avevo aspettata masturbandomi lentamente con la luce accesa. Al suo rientro nella stanza, era ancora eccitata e con lo sperma che le colava sulle cosce, aveva detto “Ne aveva proprio voglia il ragazzo!!! E’ venuto in un attimo”. Abbracciai mia moglie dirigendo il mio cazzo nella sua apertura e bastò un piccolo movimento per entrare in lei. Era aperta enormemente e piena. Sentii lo sperma del ragazzo colarmi lungo i sesso e la sensazione provoco il mio orgasmo immediato. Carla era eccitata all’inverosimile e dovette masturbarsi per godere anche lei mentre dalla sua fica usciva il rigagnolo dei miei succhi mescolati a quelli di Tommy. Da quella notte vi furono altri incontri tra Tommy e Carla. Le prime volte il ragazzo non sapeva che io ero a conoscenza della loro tresca. Carla gli raccontava che io dormivo e non mi sarei accorto di nulla. Di fatto, invece, io aspettavo mia moglie masturbandomi e, mentre lei mi raccontava tutto, io immergevo le dita, la lingua e poi il cazzo in quel lago di sperma che il ragazzo riversava regolarmente in lei. Carla mi raccontava di un corpo bellissimo, nero, lucido, un bel cazzo, rigido come mai il mio era stato. Aveva un glande enorme che le batteva in profondità e le provocava orgasmi continui. Nel momento in cui stava per godere, il ragazzo diventava una furia, la sbatteva senza ritegno, grugniva come un leone e la baciava in bocca infilandole la lingua in profondità. Poi quei lunghissimi getti di sperma che lei sentiva schizzare contro l’utero. Colpi infiniti, sembrava ne avesse sempre. E quel liquido bianco, denso che piano piano fuoriusciva e le scivolava verso le natiche e infine sul foro dell’ano. Carla mi raccontava che rimanevano allacciati per minuti, sfiniti, appagati, sudati. A Carla piaceva l’afrore del sudore del ragazzo africano. Alla fine lei lo baciava di nuovo, gli leccava il petto glabro dove le gocce di sudore si trasformavano in rivoletti che correvano verso l’ombelico. Allora ansimando e gemendo usciva dalla stanza premurosa di portare anche a me quel suo piacere infinito. Correva per il corridoio tenendosi una mano sulla fica per non perdere ciò che stavo attendendo e quando arrivava, ancora fuori di se, la prima cosa che faceva era accarezzarmi la bocca con le dita e spalmarmi sulle labbra il succo di quell’incontro. Era come se anch’io avessi avuto tra le labbra il bel cazzo gonfio del ragazzo. Mia moglie entrava poi nel nostro letto, la baciavo avidamente per assaggiare il sapore della saliva del ragazzo. Esploravo con la lingua ogni anfratto della sua bocca sentendomi come in trance. Poi la prendevo per i fianchi e attiravo il suo ventre verso la mia bocca e godevo di quel sapore di sperma abbondante ancora fresco e godevo anche di quella fica martoriata, spalancata, arrossata, gonfia. Alla fine la penetravo. Pochi secondi e anch’io riversavo il mio sperma in lei.

Una delle ultime volte che era stato da noi, la mattina mentre facevamo colazione prima che ripartisse gli avevo svelato la mia conoscenza dei fatti e gli avevo confessato che la cosa mi piaceva che per noi era un gioco e mi eccitava l’attesa nel nostro letto masturbandomi e mi piaceva gustare il sapore del suo sperma sul corpo di mia moglie.
Non essere presente era un sottile piacere perverso sicuramente un po’ masochistico ma appagante. Ultimamente Carla gli preparava la stanza adiacente alla nostra e allora potevo sentire i gemiti e le grida di lei.
Quella sera però il copione, all’arrivo di Tommy, aveva avuto una variante. Mi riferisco all’abbigliamento di Carla (praticamente nuda in sottoveste) e le conseguenti effusioni davanti ai miei occhi. Di solito Carla era vestita normalmente diciamo pure da massaia e i convenevoli erano del tutto normali, proprio come se tornasse un figlio dal lavoro. Lui faceva una calda doccia e poi si cenava insieme, si discuteva un po’ e, alla fine Carla ed io ci ritiravamo e anche lui andava a letto nella sua stanza. Era allora che Carla si preparava per l’incontro e si vestiva (si fa per dire) col sottoveste trasparente o, altre volte, si avvolgeva completamente nuda in un accappatoio. Usciva dalla stanza non prima avermi dato un bacio ed entrava nella stanza vicina. Li sentivo parlottare e ridere un po’ e poi silenzio. Ai primi gemiti cominciavo ad accarezzarmi piano, con cura per non godere. I gemiti si trasformavano nelle urla di Carla e nei grugniti del ragazzo. A volte udivo dei “mi fai male!!!” e capivo che la stava sodomizzando e allora sapevo che al suo ritorno, Carla, doveva essere accarezzata delicatamente ma che avrei goduto di quel foro esageratamente aperto, rosso infuocato, pieno di sperma e avrei lenito il suo dolore, leccandolo amorevolmente. Al ragazzo piaceva godere nell’ano di mia moglie.

Quando Tommy uscì dalla doccia stavo guardando, dalla finestra, la neve che scendeva copiosa sul piazzale. Lui con un sorriso disse “Beh non andiamo a cena stasera?”. Era completamente nudo col cazzo semi eretto. Era la prima volta che lo vedevo nudo e provai un brivido di eccitazione pensando a Carla che se lo sarebbe goduto di lì a poco. “Vieni Tommy, fatti vedere!” disse Carla. Il caminetto creava riflessi piacevoli su quel corpo nero, bello, liscio, lucido, muscoloso. Si avvicinò a Carla e si baciarono nel solito modo. Io ero tornato a sedermi sulla poltrona accanto al fuoco. Carla lo prese per mano e lo portò davanti a me. “Che ne dici? Dai toccalo anche tu!”. Guardai il ragazzo e non vidi cenni di repulsione. Sembrava che anche lui volesse essere toccato. Lo accarezzai sulla pancia e intorno all’ombelico ma poi lui mi prese la mano e la portò sul suo bel cazzo non completamente rigido, mi guardò e fece un cenno che era un invito a masturbarlo. Ero confuso come ubriacato da quella situazione. Era la prima vota che avevo tra le mani il sesso di un altro uomo e, sorprendentemente, la cosa era piacevole. Ci volle poco perché quella meravigliosa asta diventasse dura. Quasi d’istinto mi alzai dalla poltrona e mi inginocchiai davanti a lui per avere tra le labbra il grosso glande e poi nella bocca gran parte del bastone nero. Aveva ragione Carla, il sapore era particolare e sicuramente afrodisiaco. Lo abbracciai alle natiche e, attirandolo verso di me, cominciai il movimento classico del pompino. Lo sentii sospirare e continuai con ritmo costante. Carla si era chinata alle sua spalle e gli aveva divaricato le natiche leccandogli il buco dell’ano e massaggiandogli le palle col palmo della mano. A quel punto il ragazzo si lasciò andare e lo sentii pulsare nella mia bocca e poi i primi fiotti di sperma, caldissimo mi inondarono la bocca. Carla lo prese e sfilandolo dalla mia lo portò alla sua bocca e ingoiò tutto il resto del godimento del ragazzo. Avevo la bocca piena di quel succo e non sapevo se sputare o mandare giù. Carla allora si avvicinò e mi baciò trasferendo quella crema calda dalla sua bocca alla mia. Riuscì a dire “Ingoialo, senti che buon sapore”. Lo feci e provai una sensazione mai provata prima. In disparte, Tommy si ripuliva con una salvietta e ci guardava sorridente. Cenammo insieme come al solito con loro due completamente nudi e dopo la cena Tommy si avviò verso la sua stanza ma prima di scomparire dietro la porta disse a Carla “Ti aspetto!”. Anche noi, dopo qualche minuto, andammo a letto e il copione ritornava ad essere quello di sempre ma nuovi scenari si erano aperti.

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